Mitili, militi, limiti [o: 56 sfumature di Corsi]

«Vivo lungo il film dell’erosione»
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E potrei e dovrei spiegarVi perché – Roberto Rossi Corsi – sia puro poeta perverso grazie a questo diabolico esempio; ma non lo farò! Perché? Il recensore è mediatore? Lo stesso autore si lamentò: «mi annoio io leggendo le recensioni degli altri, figuriamoci il lettore». Taglia corto! Riassumi! Mira al cuore Ramon! Veloce e violento. Fast and Furious? Amami Alfredo: dimmi cosa esiga puntozero – e tenterò travestirmi da fottuto Figaro. Barba e capelli; cozze e bargigli. Dal pianeta alopecia proietta per impetrare l’impempare da imparare.

 

  • Un tram che si chiama Austostima

«ora hai solo da piangerti addosso fino all’ultima impepata». Sì, è Lui: The Great Pretender! L’autore dissimula, dribbla, dileggia. L’autore diverte. Etimologicamente. Chiede approvazione ostentando rassegnazione nell’immortale mortale bisogno di forza. La sua maschera salmastra recita e cataloga le paure che non prevedono terapie: «Odio la persistenza del perdente. Mi odio». Quale rimedio?
Logorati dal delirio borghese? Dai blog, dai follower? Sopporta la frattura della vertebra sociale «Ma versami da bere».

  • Mary Pop-Pins

«fiorentinmilanesparmigianreggianpratesi». Perfido Lui o Voi? Metrica? Quale metrica? Gobba? Quale gobba? Conclamato tributo: «supercalifragilistichespiralidoso». Corsi vanta polmoni a libro e sfida fiato del fortunato uditore per testarne abilità oratorie

  • Il Nome della Tosa

«ed è già in vista, incontrastata da slanci, la nemesi della battigia»: battaglia della carne, l’autore conta le cicatrici. I «battesimi del corpo» non santificano e cerca rendersi insensibile per poi tornare a gridare «anch’io ho amato». Sugo e respiro: campionato dell’ingoio [rospo non digerito: è un Do senza Ut. Spartito della solitudine. E «i corpi avuti/sbattono su mutamenti o anoressie». Fame. Note le bestie del «chiagne e fotte, ingoia e monetizza l’emiliana…»]. Il sesso è un organo, come lo stomaco

  • Non ci resta che scrivere

«(nessuno sa fare il nessuno quanto me)»: Roberto provoca perché Corsi protesta, nudo di gilda; s’allontana dalla pratica di Pulcinella: «Cari tutti/ io mi sono fermato, ho ruminato a lungo i versi imparando/a vararli da solo, danzando smorzando il silenzio degli altéri. E ho visto negli occhi/di chi non ha saputo dir basta, scialando assegni a quattro zeri per proclamarsi/e farsi proclamare poeta, il lampo del dubbio d’irrilevanza, come esantema/improvviso in vecchiaia: non è cosa da augurare».

Gavetta, gavotta e poi gaviota: con un colpo d’ala e da maestro imbecca chi cerca risposta dai poeti riconosciuti: Ctenoforo muove tentacolo meglio di Mamma Azienda. Pay to play? No pain – no gain. Fuggite, schiocchi! Fuggite sciocchi: sale sulle ferite «[…] ancora speravo di essere diverso./Invece libro dopo libro si mostra la mia vita non vita/di comunista con la liretta che si sciacqua la coscienza col bidet dei saggi di storia». Morale della storia? Non possiamo giustificare la nostra masturbazione informatica se l’Opera non controbilancia.

  • Io, il Valzer e l’Oscuro

Il Signor 56 cozze vanta anche 15 palle: ritmica brama è stecca. Suona, sa, simula. Corsi vola basso e schiva il sasso – con nonchalance – inocula Who su spartito medievista; ingoliarda Classica Fuga per filosofica schitarrata, senza pretendere lettore capisca – ma almeno intuisca. «Sii deciso o sei perduto»: Be Quick or Be Dead!

 

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«La mia
Zihuatanejo»
is the new
«
Chiamatemi Ismaele»

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[Roberto R. Corsi, Cinquantaseicozze; Italic; Ancona; 2015; poesia Mitileuropea]

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