VINCENZO PASTANO

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VICENZO PASTANO: «IL TRISTE VERO»

 

 

 

 

«The saddest noise, the sweetest noise,
The maddest noise that grows»

 

«Il suono più triste, il suono più dolce,

Il suono più singolare che sorga»

[E. Dickinson]

 

 

Vincenzo Pastano [accompagnato da: Antonello D’Urso (Chitarra), Ivano Zanotti (Batteria), Michele Turchi (Basso), Alberto Linari (piano e Tastiere)]: compro verità

 

  • Il giardino dei fiori morti
  • Non ritorna più
  • Per non morire
  • Ragni d’oro

 

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http://www.myspace.com/doctorstudios

 

 

 

Prima l’Uomo – e poi: la sua versione compressa. Compro verità è dichiarazione di intenti/incanti: Vincenzo Pastano fissa la realtà come fittadensa distesa di dolore.  «Non mi lamento» – precisa – «soffro in musica» e stende: estende le corde negli spazi di vita chiusa nella teca dai vetri oscurati, riflette al di là –  della “nera cortina” per vedere oltre e dentro l’autòs [ad esso – senza mentire]. Lontano dal senso solare di felici/facili motivi, Vincenzo “romanza la morte” con sincerità, quella “morte” che è: continua, catarsi e catastrofe [lo spartito è s-cambio, si rivolta ogni intimo sentire]. Sono s-brani sinestetici: «penso per suoni e ogni pezzo è un colore che non sia il giallo». E suggella l’urgenza di suonare: sale sul sangue, sale sul palco, sale la lacrima di chi non maschera – il triste vero.

Colpisce il suo essere: “cantore del Pathos” – l’emozione suscitata nell’ascoltatore [Aristotele docet] è il solo scopo. Entrare in contatto nel cerchio che è credo: e sposa –  i segni, siano cicatrici, note, parole. Un autore che “legge” i Cure e cita Emily Dickinson, nei passi, nei solchi di Alda Merini e Type O Negative, insieme. E proprio le liriche puntellano ogni [suo] costruire/creare: una poetica che parla italiano. Per non tradire, per tradursi al meglio. E le sue “verità” sono ventaglio ti timbri e tempre [con testi di Luca Carboni, Andrea De Luca, Barbara Cola, Fabrizio Bordogna, Giacomo Barbieri, Alberto Despini, Giovanni Marinelli, Igor Macchia].

Ogni traccia impronta la ricerca dei suoi “simili”, l’istante condiviso, compreso, mai concluso: «la Musica non finisce» – e procede. Ragno d’oro intesse i fili rossi, tendini e timpani. Teso nel contatto. Con l’altro: occhi che scandagliano/scandiscono il particolare, «un eccellente osservatore, una non comune  umiltà» – sottolinea Michele Turchi. E chi [ne] scrive lo conferma: in tanto, troppo [!], sfoggio di pavoni gonfi, Vincenzo non vuole e non deve dimostrare [suona con Luca Carboni dal 2004, ha collaborato con Lucio Dalla, Stef Burns, Fede Poggipollini, Marc Ursell, Beppe D’Onghia, Barbara Cola, Roberto Terzani, George Mann, N.d.R] ­– si dona e si dedica. A chi può e sa: ricevere.

La verità: la radice di chi crede, conforme al Reale – l’amalgama resa, si alza e si segue. Eleva, esegue: volume al volere.

On y va…

 

Chiara Daino