Serenissima Superba Capitale

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Avrei dovuto.
Essere [a Venezia]. Per cause di forza [sempre maggiore, come la scorza che mi è: scudo] – sono – altrove. Con la valigia dell’attore/autore in mano e domani è un altro. Giorno che dura: la testa, la prova, la meta. La mia VENA CAPITALE: la pena, il palco, la penna… Il peso che non trova giusta bilancia – e dove trionfa il Giusto? Solo bende: e chiudi un occhio! E legati al letto! E non serve (e chi serve?) il fatto. Compiuto che è compito: il mio. Senza calcolo: solo veicolo. Il mezzo per Essere Una: quella – completa. La verità che non porta moneta, il sacro del senso: Arte che si è persa. Arte sotto accusa: non si medica – è veleno di un corpo che si agita (prima dell’uso, dell’abuso di potere). Ostenta senza tentare: altre vie non battute. D’ascrivere ancora: è il mio listino dei pazzi, di chi? Delle menti ferme, in moto, convinte della muta: si cambia. Rotta.
Infrango la lingua e lo schermo (non esiste armadio per i veli: il puro vi spoglia, in lenta e lunga danza). MI DO all’ippica: SI bada (disciplina e pazienza) e LA biada (affetti e cure) – cavalco al tratto. Segno che lascio: non Cancelli il mio Dipinto.

mi guardo oltre la siepe

Chiara Daino