Viola Amarelli: L’indifferenziata e il Gran Rifiuto

«ATTENZIONE! Questa non è una recensione! Ripeto: questa NON è una recensione!»

Mantenete la posizione e prestate orecchio [clinico e cinico] al Coro che Opera: L’Indifferenziata rifiuta e riforma, riformula il fiato e rifila la rumenta che ci accorpa e ci accoppa. Ricordate il detto? «Si legge bene sol quel è scritto meglio»; ecco: un Libro che si legge cantando [e sùbito mi scuso per l’uso delle Maiuscole che Viola Amarelli evita per un preciso potente pareggiare, non solo i conti – ma soprattutto i margini, in questa vita *a bandiera*].

   Cantando, si principiava; cantando sì – perché Viola Amarelli è Librettista e Direttrice della Matematica che Orchestra il verso/vertice di una Parabola: liturgia e letania del puntozero, vangelo del Metro-politano; Metro-poliziano.

In principio fu il Titolo e il sorriso infantile di chi dileggia perfino Eugenio e Alberto: Montale e Moravia [tra Indifferenti e indifferenza] certo riecheggiano nel timpano logoro del letterato, ma la memoria ghiottona d’una bimba belina – *presentì* i Gem Boy e il loro album Internettezza urbana; preconizzando codice binario che regola il Volume [lei prende i pensieri, li spezzetta, li raggela/e poi li e-dita; computer quantistici; il robot, pokemon, segnale, non c’è recettore/stiamo crittografando per voi; …]    


*

il mondo, un codice binario

*

Algoritmi dell’animaccia meccanica quotidiana, archeoanfibologia in mistica melodica metafora, lontana dai poeti *struzzi*, Amarelli rima con Rosselli – per la Serie Ospedaliera: arterie bloccate [*ci scusiamo per il disagio*] in un mondo all’ingrosso che gronda grasso in un pianeta ammalato destinato al collasso; globo affamato tra tende di tettoie [che fine ha fatto il cibo].

Viola Cantore sull’orlo di un precipizio ci invita adesso a giocare [Bist Du Bei Mir] tra traumi e tautogrammi: polifonica parata di piranha pialla – fratture reali; pericarpi e peristalsi; bulimia e catalisi di un’anabasi che spolmona anche quando muta [l’atroce, la chiamano vita/quest’afona voce].

Lo Sparito incalza, infilza in cranio il vessillo del carname provato; carcame mammifero che s’accorda ancorché scordato, immemore del tempo: i verbi all’infinito sono dispotica certezza per la razza/non schiatta, schiattiglia – diluita come orrida birra annacquata. Ritma, tuttavia, poderosa la speranza guerriera – tra consapevolezza e rassegnazione – in forte spirito animale, quando tutto ci sbrana: il mulo paziente pensa alla napoletana e pianissimo passa/pianissimo lascia. La scia è fine di lucertola [la coda ricresce, il neurone si strozza]; in un bestiario triste [no, nessuna fenice], ma consolatorio: nella mostra *canina* ch’azzanna ch’azzarda ch’azzera – restano la balena, il drago, il sauro, il daino [zompetto e paupulo] contro ogni tradimento giacché forse l’unico Mulino che possiamo ancora combattere è quello Bianco.


Signora dei serpenti, Matre matrice – L’Indifferenziata è Multiverso gravido: discolpando il Capro, ripartendo da Capo, scrollando la polvere di quest’acaro nudo che chiamiamo Uomo.  

«l’elenco anodino della spesa con riportate tutte le indicazioni

ed etichettature, rimodulate in forma clamans sottotensiva e

asindetica, in tono abstract for call papers, si sottopone a

peer review, della serie infinita leggetevelo voi e gli intimi

nemici»

L’indifferenziata di Viola Amarelli; Seri Editore; Le piume; 2020

Mitili, militi, limiti [o: 56 sfumature di Corsi]

«Vivo lungo il film dell’erosione»
piramide-di-maslow

E potrei e dovrei spiegarVi perché – Roberto Rossi Corsi – sia puro poeta perverso grazie a questo diabolico esempio; ma non lo farò! Perché? Il recensore è mediatore? Lo stesso autore si lamentò: «mi annoio io leggendo le recensioni degli altri, figuriamoci il lettore». Taglia corto! Riassumi! Mira al cuore Ramon! Veloce e violento. Fast and Furious? Amami Alfredo: dimmi cosa esiga puntozero – e tenterò travestirmi da fottuto Figaro. Barba e capelli; cozze e bargigli. Dal pianeta alopecia proietta per impetrare l’impempare da imparare.

 

  • Un tram che si chiama Austostima

«ora hai solo da piangerti addosso fino all’ultima impepata». Sì, è Lui: The Great Pretender! L’autore dissimula, dribbla, dileggia. L’autore diverte. Etimologicamente. Chiede approvazione ostentando rassegnazione nell’immortale mortale bisogno di forza. La sua maschera salmastra recita e cataloga le paure che non prevedono terapie: «Odio la persistenza del perdente. Mi odio». Quale rimedio?
Logorati dal delirio borghese? Dai blog, dai follower? Sopporta la frattura della vertebra sociale «Ma versami da bere».

  • Mary Pop-Pins

«fiorentinmilanesparmigianreggianpratesi». Perfido Lui o Voi? Metrica? Quale metrica? Gobba? Quale gobba? Conclamato tributo: «supercalifragilistichespiralidoso». Corsi vanta polmoni a libro e sfida fiato del fortunato uditore per testarne abilità oratorie

  • Il Nome della Tosa

«ed è già in vista, incontrastata da slanci, la nemesi della battigia»: battaglia della carne, l’autore conta le cicatrici. I «battesimi del corpo» non santificano e cerca rendersi insensibile per poi tornare a gridare «anch’io ho amato». Sugo e respiro: campionato dell’ingoio [rospo non digerito: è un Do senza Ut. Spartito della solitudine. E «i corpi avuti/sbattono su mutamenti o anoressie». Fame. Note le bestie del «chiagne e fotte, ingoia e monetizza l’emiliana…»]. Il sesso è un organo, come lo stomaco

  • Non ci resta che scrivere

«(nessuno sa fare il nessuno quanto me)»: Roberto provoca perché Corsi protesta, nudo di gilda; s’allontana dalla pratica di Pulcinella: «Cari tutti/ io mi sono fermato, ho ruminato a lungo i versi imparando/a vararli da solo, danzando smorzando il silenzio degli altéri. E ho visto negli occhi/di chi non ha saputo dir basta, scialando assegni a quattro zeri per proclamarsi/e farsi proclamare poeta, il lampo del dubbio d’irrilevanza, come esantema/improvviso in vecchiaia: non è cosa da augurare».

Gavetta, gavotta e poi gaviota: con un colpo d’ala e da maestro imbecca chi cerca risposta dai poeti riconosciuti: Ctenoforo muove tentacolo meglio di Mamma Azienda. Pay to play? No pain – no gain. Fuggite, schiocchi! Fuggite sciocchi: sale sulle ferite «[…] ancora speravo di essere diverso./Invece libro dopo libro si mostra la mia vita non vita/di comunista con la liretta che si sciacqua la coscienza col bidet dei saggi di storia». Morale della storia? Non possiamo giustificare la nostra masturbazione informatica se l’Opera non controbilancia.

  • Io, il Valzer e l’Oscuro

Il Signor 56 cozze vanta anche 15 palle: ritmica brama è stecca. Suona, sa, simula. Corsi vola basso e schiva il sasso – con nonchalance – inocula Who su spartito medievista; ingoliarda Classica Fuga per filosofica schitarrata, senza pretendere lettore capisca – ma almeno intuisca. «Sii deciso o sei perduto»: Be Quick or Be Dead!

 

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«La mia
Zihuatanejo»
is the new
«
Chiamatemi Ismaele»

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[Roberto R. Corsi, Cinquantaseicozze; Italic; Ancona; 2015; poesia Mitileuropea]

POESIATOTALE [I’M ON PAROLE]

Il mare aveva preso un tono dal taglio fresco del FERRO, non soltanto colore, ma condizione formata in un atto, cambiamento, novità e paesaggio; e durezza, alla vista, pure pronta a trasformarsi [Raffaello Brignetti]

poesiatotale!

a cura di Nanni Balestrini, Sara Davidovics, Tommaso Ottonieri

ESC via dei Volsci 20 dicembre 2009

una produzione Critical Book & Wine ed ESCargot 

Se l’impulso a uscire dai confini del proprio territorio è un carattere accertato delle varie arti, l’arte della parola ne rimane coinvolta a un livello più profondo e definitivo, in quanto tenta una metamorfosi così radicale, che è la natura stessa dell’immaginazione a esser messa in discussione. La nuova poesia prende l’avvio, nel suo processo di formazione, dai linguaggi tipici di altre arti, in particolare delle arti plastiche, per farsi “oggetto” che rifiuta la lettura: la lingua non è più infatti un codice per comunicare, ma una materia cui bisogna dar vita. Poesia totale, essa sembra offrire oggi al lettore non un prodotto definitivo, da accettare o subire nella sua chiusa perfezione, ma gli strumenti stessi della creazione poetica, nella loro strutturale rimaneggiabilità. Qualsiasi posizione assuma nei confronti dei propri strumenti espressivi, il poeta oggi parte dalla convinzione che le vecchie strutture sintattiche e grammaticali non sono più adeguate al pensiero e la comunicazione del nostro tempo. E questo atteggiamento è strettamente dipendente dall’interesse per il materiale fisico con il quale il testo viene costruito. Una letteratura visuale e pubblica non può che basarsi su un tipo di comunicazione globale e “aperta”.          

                     Adriano Spatola, da Verso la poesia totale

 

 

Ore 18.00
Vincenzo Ostuni
Marilena Lenda
Ivan Schiavone
Gaja Gubbini
Letizia Leone
Bruno Galluccio
Cetta Petrollo
Marco Palladini
Veronica Raimo
Carlo Bordini
Lidia Riviello
Bianca Maria Frabotta

Ore 19.30
Poesia in video:
Baruchello, Costa, Fontana, Porta, Rosselli, Spatola, Vicinelli, …

Ore 20.00
Gabriele Frasca
Gilda Policastro
Mario Lunetta
Nina Maroccolo
Michele Fianco
Laura Cingolani
Beppe Sebaste
Antonio Amendola
Maria Grazia Calandrone
Alexandra Petrova
Franco Buffoni
Antonella Anedda
Jolanda Insana

Ore 21.30
Canio Lo Guercio: Passione e altre canzoni sussurrate

Ore 22.00
Nanni Balestrini
Rosaria Lo Russo
Giorgio Falco
Silvio Talamo
Sara Ventroni
Sara Davidovics [con Emiliano Majorani]
Marco Simonelli
Luca Tedesco
Chiara Daino
Jonida Prifti [progetto Acchiappashpirt – suoni S.D.T.]
Tommaso Biga
Tommaso Ottonieri [con Andrea Noce e Manuel Cascone]

+ POETRY BOX
nella saletta in fondo all’Esc
con contributi gettonabili

I’m back on the streets again,
I’m back on my feet again,
I’m On Parole, On Parole

I’m raising my sights again,
I’m claiming my rights again,
I’m On Parole, On Parole

[Motörhead]

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