BALLO PER DAMA [di Vicky Rubini]

… And suddenly know the reason I’m here
I’m here for a smile on a young honest face
a smile I will borrow
a smile I will keep
for the night I’ll row

into the black darkest deep

[Enrico Gaibazzi]

 

BALLO PER DAMA
[Testo, Voce, Musiche – di Vicky Rubini.
E Shiva danza e Dama ringrazia]

Ti ho conosciuta per caso e poesia
giri di vite, compagni di via…
Ti ho conosciuta dall’altro capo del mondo,
borchie e metallo sono scudo
di un cuore profondo.

Ho letto i Tuoi libri, ho letto le Tue poesie
e quanto vorrei vi assomigliassero le mie:
sei la Resistenza dell’Arte italiana
non succhi scorciatoie, non giochi alla puttana!

Dama, la scacchiera è pronta
muovi il Tuo cavallo e lascia la Tua impronta
su di noi, Dama, Tu che puoi
brilla la Tua stella tra quella degli eroi.

E se un giorno Ti manca il coraggio
sta arrivando un paesaggio migliore,
se conti le ore, se conti quanto resta
stacca l’orologio, Dama, alza la testa!

Tempo tiranno, tempo cattivo
tempo se soffro so almeno che vivo
e se Ti accorgi di avere paura
di tutte le minchie la vita è più dura!

[Ritornello]

***
E se un giorno Ti chiedi perché…

Chi Ti vuol bene è sempre con Te

C’ERA [QUASI] UNA VOLTA IN LIGURIA

Curata da Marino Magliani e Achille Maccapani, con prefazione di Giovanni Agnoloni, una originale raccolta di fiabe liguri, che raccontano un territorio straordinario di montagna e di mare insieme. Colline coperte da ulivi ed attraversate da torrenti di fondovalle caratterizzano una terra resa incantevole da profumi emozionanti e colori sorprendenti. Ma nel libro si trova anche il mondo mattiniero – come lo chiamava – Calvino illuminato dall’alba o dall’;aurora e quello della notte incantata. Un catalogo di fiabe illustrate con disegni che ne colorano ed esaltano la magia delle trame. Una pubblicazione rivolta ai grandi ed ai bambini e che contiene anche un forte messaggio di solidarietà e speranza: i diritti d’autore saranno destinati a sostenere il progetto di adozioni a distanza a Santo Domingo della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova guidata da Don Andrea Gallo.
Edizioni Zem

Fiabe di: Giorgio Amico, Fabio Beccacini, Bruno Bianchi, Valentina Bosio, Gabriele Virgillito Cassini, Marco Cassini, Chiara Daino, Sira De Guglielmi, Stefano Delfino, Enzo Ferrari, Dino Gambetta, Ino Gazo, Riccardo Gorlero, Raffaella Gozzini, Laura Guglielmi, Mara Pardini, Alberto Pezzini, Giovanna Profumo, Massimo Raineri, Giacomo Revelli, Marco Scullino, Viviana Spada, Aldo Trucco, Maria Pia Viale.

Illustrazioni di: Magda Bernini, Marco Cassini, Tiziana Di Cicco, Monica Di Rocco, Silvia Ferrari, Massimo Galleano, Massimo Gilardi, Libereso Guglielmi, Stefano Gurnari, Ksenja Laginja, Andrea Pisano, Daniela Rossi, Camilla Traldi, Aldo Trucco, Cesare Viel.

Copertina di: Libereso Guglielmi

http://www.edizionizem.com/index.php?option=com_content&view=article&id=95&Itemid=80

 

MASTER DESIRE & LADY LIBIDO

 http://www.chiaradaino.it/novita.asp#37

Lunedì 21 giugno 2010, ore 19.00
@ BLAm, via Ronzoni 2, Milano
MASTER DESIRE & LADY LIBIDO
NUOVA LETTERATURA FANTASY, Edizioni Eumeswil
di Giovanni Agnoloni
VIRUS 71
, Edizioni Aìsara
di Chiara Daino
presenta la serata:
Franz Krauspenhaar

Mercoledì 23 giugno 2010, ore 18.15
@ Joshua Tree, via della Scala 37 r, Firenze
MASTER DESIRE & LADY LIBIDO part II
 

 Vieni con me.

 

Con chi ti chiama per esteso. Vengo da te per distendere bene – per allargare: spalanca i sensi. E lasciati agire. Io sono la parola carnale, il corpo del testo, la fuori fuoco: la luce mossa per prillare il gergo Gavroche [non vista, silvestre la rabbia: vettore di volpe].

Vieni per me sulla pelle che vesto con cura: ho un’anima di carta. E latina. Riesci a svolgermi? Vieni da me: perché? Che carapace canti? Hai nuovi petali per i miei passi? Di menda ti manti? Nuova nebbia dipani? In questa tenda sono passati [e molti] li vedi? Sono appesi alle persiane: la cornice non mi chiude. È la mia natura: non si possiede, si rispetta. O rovina.

Io voglio solo colorare. Hai pronomi pastello? Vivo da Vanessa Vulcano. Esplode l’effetto farfalla?  Io chiamo un’altra lingua. E allora guardami: che specchio spoglio? Quale schianto rifletto? Ho rotto il margine: ti piace l’intarsio a chiave? La doppia mappa, a metà misura? Sensuale e congenita, cristallo che si caglia, una valigia di tango e seta. E lo so, lo so che non mi segui…

Sono labellum di siero, apifera dello Zingaro[1], un chicco crema la mia cuna. Sdrucciolo: snodo brina bollente. Mi spiego? Tu ti limiti – a dire: «sembra finto» [se vedi il vero], «sembra vero» [se fissi il finto]. Chi imita chi? Dimmi, Burattino, che fine ha fatto: la tua coppia di carbone? Mastro Ciliegia vanta: stivali di serpente. E truciola turchini…  

Oggi mi è sorto un boccolo: acconcio i miei capelli in un esametro. Doppio e fuori misura: fiori di zucca e sfioro lo zaffo, incollo il bouquet per punto pigmeo. Una brocca bambina, capiente concavo. Duro, se vieni: offri da bere. E me lo godo: chiaro e pestato. Salsa che suggo, che strazio. Scendi in pasto: una sola beccata – e ti mangio. Sei ancora qui? Un altro tu – oppure l’esso di prima? Regina di crani cala un due [si picca e non si pecca]. Risparmia fiato, tempo, fatica: come puoi raschiare il mare? Una goccia a bottone? Hai nastro senza voce, sei solo rotto refe – non puoi: non scuoti i soli. Non la sonora spera – indori. Dei quattro sono la Carestia. È allarme. Una sirena, mi dici? Non pericoli, non ascolti. Si vive in maschera, ma si morde nudi. Li vedi i segni? Io li ho attraversati. Globuli e talami. E tu? Leva le fasce – non reclamare: è tutto tuo il piacere. E poi? Ti taglio la coda. Ti lascio la corda: ti gonfi, Gallus Sina, sine flexione. Banale bruco di fango e feci [non hai mai violato: la mia crisalide]. E ti alletta e ti allerta: ellera felice non è facile da fucinare. 

Questo buio è misto: è dentro. Non tu o come te  a spegnere il mio croco: sono tutta sezione sottile. Prisma polare. Il mio verbo copula, il tuo? Ogni tanto paupula…

Zigare di coniglio Amami Oshima, se si zinna è bàlia, se s’impenna: è Zaìra. Colei che sia e tu non vuoi volerla [non sai sedurla]. Non sai entrambe, né le reazioni. La chimica gitana la insegna la rosa di Fatima.

Non si schiuma senza l’acqua, non si scova il cardine del cosmo, se coli bronzo: rivedi la piramide. O lasciami: nella ruga di un perché. La risposta è semplice: poni troppe domande. E la vita si afferma solo con la vita. E si prenota nel punto del come coito.

Io non rimando: io sento. È vero: è l’arco. E non sono l’ablatore [per la bocca che hai smesso di nettàre]: io sono l’esclusiva – e non recito composta [e ti ribalta e ti rivolta]. Le tue non gesta.

Vuoi vedermi venire? All’Asta? Galleria dell’orrido? Tu turpe, cava carnefice, togli gli aculei, i tuoi gammari[2] gangheri – dalla mia gràmma grata: imprimi di bava la mia veste grafica! E non consumi, e non impari: la bellezza dell’atto puro. Quello che.

 

 

Tutto quello che.

 


[1] L’Ophrys apifera [fioritura: marzo – giugno] è una pianta [selvatica] appartenente alla famiglia delle Orchidaceae, ospitata dalla Riserva naturale orientata dello Zingaro. Labellum, labello è una parte del fiore delle Orchidee

[2] Gammari: il gammaro è un crostaceo anfipodo [pulce di mare]. Si nutre di piante in decomposizione e costituisce l’alimento principale di molti pesci [N.d.A.]